Music Review

CAVERNA DELLE ROSE
ELYSIAN CHANTS

Esistono suoni che si riescono a vedere attraverso un cortocircuito neuronale che si chiama sinestesia. In un mondo musicale sempre più votato all’usa e getta con le varie piattaforme di streaming che buttano in pasto alle folle pletore di artisti per poi dimenticarli, un progetto coraggioso e profondo come Elysian Chants decide di fare l’esatto opposto e impegnare (finalmente!, me lo si lasci dire) l’ascoltatore. Sarà la collaborazione tra artisti di estrazione diversa, sarà che la parte figurativa emerge prepotente come raramente capita in altre opere, ma questo lavoro che ci accompagna attraverso sette Inni Orfici vive e fa vivere emozioni che vanno oltre il semplice ascolto. Canto e musica si fondono in un flusso continuo di suoni dove le voci di Aima e di Evor diventano veri e propri strumenti musicali e non seguono melodie, ma le creano, cangianti come i fumi che improvvisamente diventavano voci, ombre di spiriti, che imploravano Orfeo quando era impegnato nella sua amara impresa nell’Ade.

Non è un caso che in apertura abbia parlato di sinestesie poiché queste esplodono al primo ascolto di To The Furies o di To Dyonisius, inestricabili labirinti di emozioni sonore magistralmente tessute da Evor Ameisie in un arazzo sonoro quasi wagneriano tanta è la forza evocativa, che diventano colori e immagini di fumi oracolari. Forse la presenza di un artista come Diego Cinquegrana ha avuto proprio questo effetto: dare alla musica una capacità figurativa vera e propria che diventa maestosa in The Chant of Creation, apice emotivo dell’album.

Colto e affascinante, ammaliante, criptico ma incredibilmente esplicativo questo lavoro non è di certo il disco da ascoltare mentre si fa la spesa o mentre si passa l’aspirapolvere, questa opera merita di essere ascoltata nella sua pienezza, con occhi chiusi e magari in una stanza impreziosita da aromi e incensi (non a caso ogni inno orfico è associato ad un particolare aroma).

Voto: 9

Giudizio: Dionisiaco

CAVERNA DELLE ROSE
ELYSIAN CHANTS

/. English version

There are sounds that can be seen through a neuronal short circuit called synesthesia. In a musical world increasingly devoted to disposable with the various streaming platforms that throw at the crowds plethora of artists and then forget them, a courageous and profound project like Elysian Chants decides to do the exact opposite and engage (finally !, let me tell you) the listener. It will be the collaboration between artists of different origins, it will be that the figurative part emerges overbearing as it rarely happens in other works, but this work that accompanies us through seven Orphic Hymns lives and brings to life emotions that go beyond simple listening. Singing and music merge in a continuous flow of sounds where the voices of Aima and Evor become real musical instruments and do not follow melodies, but create them, changing like the fumes that suddenly became voices, shadows of spirits, begging for Orpheus when he was engaged in his bitter enterprise in Hades.

It is no coincidence that at the beginning he spoke of synaesthesia since these explode upon first listening to To The Furies or To Dyonisius, inextricable labyrinths of sonorous emotions masterfully woven by Evor Ameisie in an almost Wagnerian sound tapestry such is the evocative force, which become colors and images of oracular fumes.

Perhaps the presence of an artist like Diego Cinquegrana had precisely this effect: giving the music a real figurative capacity that becomes majestic in The Chant of Creation, the album’s emotional apex. Cultured and fascinating, bewitching, cryptic but incredibly explanatory, this work is certainly not the record to listen to while shopping or vacuuming, this work deserves to be listened to in its fullness, with eyes closed and perhaps in a room embellished with aromas and incense (it is no coincidence that every Orphic hymn is associated with a particular aroma).

Rating: 9

Judgment: Dionysian

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